James Webb rileva la fusione di buchi neri più distante di sempre

Il telescopio James Webb individua la fusione di buchi neri più lontana mai osservata, riscrivendo la storia dell’universo.

Hagbard Celine
18/07/2025
Rappresentazione artistica della fusione di due buchi neri nello spazio profondo
Simulazione grafica di una fusione di buchi neri osservata dal James Webb Telescope

Nuovo record cosmico: James Webb e la fusione di buchi neri ai confini dell'universo

Nel luglio 2025, la comunità scientifica internazionale è stata scossa da un annuncio senza precedenti: il James Webb Space Telescope (JWST) ha individuato la più distante fusione di buchi neri mai rilevata, risalente a quando l’universo aveva solo il 7% della sua età attuale. Questa scoperta, definita dagli esperti un potenziale game changer per l’astrofisica, offre nuove prospettive sulla formazione delle prime galassie e sull’evoluzione del cosmo.

Un salto indietro nel tempo

La rilevazione è avvenuta durante una campagna di osservazioni condotta fra giugno e luglio 2025, nell’ambito del programma internazionale Early Universe Survey. Gli scienziati hanno identificato un segnale gravitazionale anomalo, attribuibile alla fusione di due buchi neri supermassicci in una galassia primordiale. L’evento si sarebbe verificato oltre 13 miliardi di anni fa, quando l’universo era ancora nella sua infanzia cosmica.

Perché questa scoperta è rivoluzionaria

  • Nuove teorie sull’evoluzione galattica: la fusione così precoce implica che le prime galassie potrebbero essersi formate e aggregate molto più rapidamente di quanto ipotizzato finora.
  • Conferme sulle onde gravitazionali: l’osservazione rafforza il ruolo di eventi catastrofici nell’emissione di onde gravitazionali, aprendo la strada a future ricerche su fenomeni simili in epoche remote.
  • Strumenti d’avanguardia: il James Webb, grazie alla sua sensibilità nell’infrarosso, ha permesso di scrutare regioni dell’universo mai raggiunte prima, superando i limiti dei telescopi precedenti.

Le reazioni della comunità scientifica

«Siamo davanti a un risultato che ridefinisce le nostre conoscenze sulle origini cosmiche», ha dichiarato la coordinatrice del team internazionale, la professoressa Amira El-Tayeb dell’Università di Cambridge. Anche i principali istituti spaziali, tra cui NASA ed ESA, hanno celebrato l’impresa, sottolineando come l’integrazione tra osservazioni ottiche, infrarosse e dati gravitazionali porti a una visione sempre più completa dell’universo primordiale.

Prospettive future

La scoperta della fusione di buchi neri più lontana di sempre non solo arricchisce la nostra comprensione delle origini del cosmo, ma suggerisce che eventi simili potrebbero essere stati più comuni nei primi miliardi di anni di vita dell’universo. Nei prossimi mesi, si prevede una raffica di nuove pubblicazioni scientifiche e l’avvio di ulteriori campagne osservative, anche grazie alla collaborazione con il telescopio spaziale LISA, specializzato nella rilevazione di onde gravitazionali.

Quando la tecnologia fa la storia

Luglio 2025 si conferma così come un mese chiave per l’astrofisica. La capacità di osservare eventi così remoti non solo dimostra la potenza degli strumenti moderni, ma alimenta l’entusiasmo della comunità scientifica e del pubblico, sempre più affascinati dai misteri dell’universo.

Pubblicato da Hagbard Celine
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